Peculiarità della concezione del presepe napoletano è di essere maturata in ambiente laico; prova ne sono le inconsuete varianti narrative, non solo quelle legate alla narrazione evangelica, ma anche quelle desunte dalla cultura e dalla tradizione partenopea. Alla scena della Nascita di Gesù si affiancano infatti episodi ispirati ad una quotidianità a volte cruda, a volte ironica, a volte intrisa di spiritualità, quasi che il fine di questi presepi non sia quello di suscitare nell’osservatore sentimenti di religiosità attraverso episodi evangelici, ma piuttosto attraverso episodi di una vita colta nella sua varietà e vivacità, essa stessa intrisa di sacralità.
Lo scoglio, cioè la scenografia del presepe, in legno, sughero, cartapesta, ha diverse fonti di ispirazione: i paesaggi pittoreschi di Salvator Rosa, i paesaggi con rovine di Viviano Codazzi, i paesaggi ameni di Giacinto Gigante; la scena si anima di pastori, termine unico che definisce genericamente ogni personaggio, chiunque esso rappresenti. I pastori sono costituiti da un corpo in stoffa, con arti lignei e testa in terracotta, di misure variabili a seconda del piano di collocazione prevista, vestiti di abiti contemporanei, a volte poveri a volte sontuosi, connotanti il ruolo da essi rivestito.
Si crea così una vivace scenografia in cui i temi sacri e quelli profani si intersecano e la spettacolarità prevale sul senso sacro dell’evento. Il presepe diventa sempre più un fatto artistico, che coinvolge pittori noti, artigiani modellatori, ma anche importanti scultori, sarti, argentieri, ceramisti chiamati a costruire oggetti in miniatura quali accessori per le varie ambientazioni. La realtà campana viene citata in vedute di pura fantasia, dove le rocce della costiera e gli scorci del Vesuvio si mescolano a paesaggi palestinesi creando una Palestina partenopea, ricca di suggestive, inedite e imprevedibili contaminazioni.
La realizzazione del presepe diventa una vera e propria gara al più ricco, al più fantasioso, al più originale; un evento che non solo contribuiva ad accrescere il prestigio dei committenti, ma era di tale importanza da venir citato nelle cronache del tempo e nei diari di viaggio di coloro, scrittori, poeti, artisti, che alla fine del ‘700 percorrevano l’Italia.
