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Schifano e Mao Tse-Tung

In occasione della nostra prossima asta – COLLEZIONI – il 25 settembre, andrà in vendita uno smalto di carta telata del 1970 di Mario Schifano, dal titolo Delle contraddizioni in seno alla società (lotto 195)

L’opera è parte del celebre ciclo Compagni Compagni, iniziato nel 1968 e ispirato al celebre discorso di Mao Tse-Tung del 1957 dal titolo Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, pronunciato all’Undicesima Sessione allargata della Conferenza suprema dello Stato.

In questa serie di dipinti, Schifano intercetta e filtra la sua visione di quell’esperienza di contestazione socialista e comunista di cui egli avverte più il fascino estetico che non quello politico. L’artista racconta infatti a suo modo e con i mezzi a lui cari un periodo storico irripetibile che di lì a poco avrebbe visto una contestazione sociale frustrata e repressa sfociare nella violenza e nel rifiuto. In quel clima di effervescente agitazione, qualsiasi espressione artistico-culturale si impregnava e si contaminava inevitabilmente di politica.

Schifano inizia il suo percorso “pop” dopo un viaggio a New York nel 1962, in cui ha l’occasione di frequentare la celebre Factory di Andy Warhol e di respirare quell’atmosfera, in cui artisti di tutto il mondo si incontravano e facevano arte in modo irriverente e polemico, denunciando e prendendo di mira quello stesso consumismo che aveva reso grande l’America. Nonostante ciò, Schifano rifiuterà sempre un diretto accostamento alla Pop Art americana, seppure la falce e il martello, simboli universali della lotta del proletariato e icone comuniste internazionaliste, siano stati accolti da Warhol nel suo repertorio pop proprio mentre si trovava a Roma nel 1972. Quel primo esemplare diventa la matrice di una serie di Martelli e Falci, realizzate tra il 1972 e il 1976 e poi esposte alla Galleria Leo Castelli di New York nel 1977. 

Mentre però, nelle sue opere, Warhol “svuotava” tali simboli di qualsiasi significato ideologico rendendoli delle nature morte, Schifano includeva nella sua irriverente rappresentazione anche le figure dei proletari in lotta che – in questo dipinto – emergono, da un fondo rosso intenso, come rigide e inanimate marionette di legno. Si è tentato in tanti modi di includere Schifano tra le fila del socialismo e del comunismo italiano, ma interpretare tali opere come inni alle ideologie sarebbe probabilmente un errore. Il vero intento di Schifano, noto per il suo spirito libero e ribelle, era più verosimilmente quello di filtrare con il suo linguaggio irriverente un’immagine simbolo del suo tempo e registrare sulla sua tela-diario frammenti di realtà, immagini celebri nate da quell’intreccio tra vita e arte che è rimasto sempre al centro della sua poetica.

 

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